Dopo settimane di attesa in mare e la selezione a cui sono stati sottoposti i naufraghi salvati dalla Geo Barents di Medici Senza Frontiere e dalla Humanity 1 di Sos Humanity l’annuncio per procedere con le operazioni di sbarco dopo le valutazioni delle autorità sanitarie. Dal presidio del porto di Catania il ruolo determinante della società civile
I naufraghi a bordo della Geo Barents gridano Help Us
“My life is back”. La mia vita è tornata. È ormai sera al porto di Catania quando gli operatori del team di Medici Senza Frontiere annunciano ai 213 naufraghi rimasti a bordo della Geo Barents che le autorità sanitarie hanno dato il via libera per procedere alle operazioni di sbarco. E ad annunciarlo al presidio civile al porto di Catania è Juan Matias Gil, capo missione delle operazioni di ricerca e soccorso di Msf: “Hanno detto che tutti scenderanno come sarebbe già dovuto accadere da due settimane”, dice mentre tratteggia lo stato psicologico dei naufraghi che da ieri avevano cominciato a gridare aiuto dal ponte della nave. Poco dopo la gioia è arrivata sulla Humanity 1 dove i 35 migranti avevano annunciato lo sciopero della fame.
Tra le valutazioni delle autorità sanitarie locali è stato il rischio psicologico elevato a determinare la decisione che pone così fine allo “sbarco selettivo” del governo Meloni che aveva visto 35 naufraghi rimanere a bordo della Humanity 1 e altri 213 sulla Geo Barents.
Tra ieri e oggi diversi naufraghi si erano gettati in mare nel disperato tentativo di raggiungere la banchina, come Youssuf e Ahmed (nomi di fantasia) che sono fuggiti dalla nord della Siria devastato dai bombardamenti. “Ho quattro figlie che sono rimaste in Siria, la più piccola ha solo sei anni, a causa delle bombe non possono andare a scuola, i gruppi armati sono ovunque, rapiscono le persone per chiedere il riscatto, credevo che i miei sogni stessero andando tutti in frantumi”, ha raccontato uno dei naufraghi al team a bordo della Geo Barents.
Durante questi giorni di attesa i naufraghi non autorizzati a raggiungere terra hanno ricevuto il supporto della società civile che sin dal primo giorno si è ritrovata in un presidio spontaneo. Alla protesta della Rete Antirazzista Catanese, che a Catania ha portato avanti numerose battaglie per i i diritti dei naufraghi, è seguita sin dal primo momento la vicinanza del neo deputato di Verdi e Sinistra italiana Aboubakar Soumahoro e dell’Arcivescovo Monsignor Luigi Renna che ha invitato i naufraghi a non perdere la speranza.
Un presidio dove la società civile è stata determinante, dalle scuole medie ai licei catanesi che hanno organizzato un’assemblea alle associazioni del territorio come Don Bosco 2000 e Borderline Sicilia che da anni portano avanti modelli di integrazione in Sicilia.
Il presidio spontaneo con gli studenti al porto di Catania
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