Accoglienza e supporto psicologico con USAID

Siamo parte di un progetto dal respiro internazionale che risponde localmente a Un bisogno diffuso globalmente, quello che nasce dagli effetti di lungo periodo del COVID-19. Esiti non trascurabili di natura fisica e psicologica: la paura, il senso di solitudine e di abbandono durante il periodo di isolamento in casa o durante il ricovero in ospedale. Una risposta al disagio è iniziata lo scorso anno grazie al progetto “Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to COVID-19” finanziato dall’agenzia americana USAID (U.S. Agency for International Development) in cui Don Bosco 2000, in collaborazione con VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) e SCS (Salesiani per il Sociale) ha potenziato l’intervento di accoglienza a favore di giovani stranieri presenti sul nostro territorio. Così, Colonia Don Bosco, già luogo di accoglienza di persone fragili, ha ancora una volta reso concreto il motto che veicola “chi è accolto accoglie!” attraverso l’operato di giovani volontari tra cui Babatunde, beneficiario, appunto, del nostro progetto SIPROIMI di Aidone (EN) che in questi mesi si è preso cura volontariamente dei dieci ragazzi che il progetto ci ha consentito di ospitare: 3 gambiani, 4 egiziani e gli altri provenienti dal Niger, dal Senegal e dall’Algeria, ventenni – mediamente – che hanno spontaneamente bussato alla porta della Colonia. Con loro è iniziato subito un percorso di orientamento alla formazione e al lavoro, in armonia con la mission salesiana che connota il progetto come anche l’operato di Don Bosco 2000. Ha funzionato! E Due dei ragazzi hanno lasciato l’accoglienza perché hanno trovato un lavoro, altri tre sono stati inseriti nel nostro progetto SIPROIMI di Aidone perché “loro vogliono continuare a stare con noi e vogliono studiare”, ci racconta Babatunde. Con questa semplicità colloquiale abbiamo risposto al bisogno di queste persone, dandogli una casa-famiglia, offrendo la condivisione dei pasti e orientandoli nei loro desideri. Uno di loro desidera tornare nel suo paese di origine, il Senegal, perciò è già segnalato a chi di competenza per i Rimpatri Volontari Assistiti.
“Si tratta di un progetto coerente con i bisogni del nostro tempo che risponde alla crisi in corso che non è solo quella della emergenza sanitaria ma riguarda anche ciò che ne consegue: talvolta, la perdita del lavoro e con questa la mancanza di mezzi di sussistenza per le persone più vulnerabili, situazione che potrebbe degenerare fino al coinvolgimento nelle maglie della malavita. Questo progetto di accoglienza temporanea in un luogo sicuro previene anche queste possibili forme di disagio sociale”, ci suggerisce Cinzia Vella, responsabile della Colonia Don Bosco.
Tanti gli attori di questo progetto, tra gli aiutanti e gli aiutati. Tutti accomunati dal trovarsi tra gli Ultimi, per bisogno o per tendere la mano in un ascolto empatico rispettoso dei silenzi di chi, con umiltà, esprime a fatica le proprie difficoltà personali e familiari, celando dietro un sorriso, situazioni a volte estreme, ci racconta Katiuscia, un’altra volontaria di Don Bosco 2000 attiva presso lo sportello di supporto psicologico promosso dal progetto che ha sede in una delle zone più marginali di Catania, il quartiere San Cristoforo.
Siamo a pochi giorni dal termine dell’accoglienza prevista dal progetto, ci soddisfa il dovere compiuto, il supporto che abbiamo potuto dare, confidiamo nella possibilità di dare continuità all’intervento attraverso l’attività di sportello e di orientamento. 

Testo di Roberta La Cara