La proporzione della popolazione globale che utilizza servizi di acqua potabile gestiti in sicurezza è passata dal 70% nel 2015 al 74% nel 2020. Tuttavia, secondo quanto riportato dal Rapporto delle Nazioni Unite sullo stato di avanzamento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (SDGs), sono ancora 2 miliardi le persone che non godono di tali questi servizi, di cui 1,2 miliardi non ne sono raggiunti nemmeno a livello base. Allo stato attuale, per il 2030 la copertura potrebbe raggiungere l’81% della popolazione mondiale, il che significa che ancora 1,6 miliardi di persone rimarranno sprovviste di fornitura di acqua potabile. DALLO STRESS IDRICO AL (MAL)SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE: UNA CRISI DA SUPERARE CON UNA COSCIENZA COMUNE E NUOVE TECNOLOGIE Migrazioni | 07/11/2022 Momenti SENEGAL Fatima, di ritorno dal pozzo del villaggio di Gourel, i 15 litri c.a che trasporta servono per il fabbisogno giornaliero della capanna. In Europa il consumo medio procapito è 220 lt pro capite. Un’assurdità. 1
L’Obiettivo 6 dell’Agenda 2030 ha come fine quello di ottenere l’accesso universale ed equo all’acqua potabile ed ai servizi igienici. Inoltre, affronta anche la complessa questione relativa alla qualità e alla sostenibilità delle risorse idriche in tutto il mondo. Le problematiche relative al corretto sfruttamento dell’acqua, infatti, sono molteplici. In primis, svariati sono i fattori antropici che causano il cosiddetto water stress, ossia il fenomeno per cui la domanda di acqua è superiore rispetto alla sua naturale disponibilità. A livello globale, lo stress idrico ha raggiunto una percentuale del 18,6 nel 2019: più di 733milioni di persone vive in paesi colpiti da tale condizione. Una situazione che potrebbe in parte essere risolta dall’efficace utilizzo delle acque sotterranee, che rappresentano all’incirca il 99% delle acque dolci allo stato liquido della Terra e sono distribuite sull’intero pianeta, seppure irregolarmente. Le acque sotterranee costituiscono una risorsa essenziale per l’agricoltura irrigua, l’allevamento del bestiame e altre attività collegate, tra cui la trasformazione agroalimentare. Come emerge dal Rapporto mondiale delle Nazioni Unite per lo Sviluppo delle Risorse Idriche 2022, infatti, per poter soddisfare la domanda globale di acqua e di prodotti agricoli da qui al 2050 – tenendo conto di un incremento della domanda di alimenti, mangimi e biocombustibili stimato al 50% rispetto ai livelli del 2012 – è di fondamentale importanza aumentare la produttività agricola attraverso un’intensificazione sostenibile dei prelievi di acque sotterranee, riducendo al contempo l’impronta idrica e gli impatti ambientali della produzione. 2
Questioni altrettanto gravose riguardano il cambiamento climatico che aggrava questa tendenza a causa dell’aumento nella frequenza di fenomeni meteorologici estremi e della progressiva desertificazione delle regioni tropicali. Non meno preoccupante, poi, il progressivo scioglimento delle calotte polari, ma anche dei ghiacciai di montagna, di cui il 10% tenderà a sparire entro la metà di questo secolo, con la conseguente perdita globale di 13.200 chilometri cubi d’acqua. 3 Gli effetti si riverseranno a catena sui delta dei fiumi, sugli habitat naturali, sull’approvvigionamento idrico, i raccolti, l’irrigazione, i servizi igienico-sanitari, l’energia idroelettrica e il livello del mare. A preoccupare, però, non è solo la quantità di acqua a disposizione, ma anche la sua qualità. I rilevamenti effettuati nel 2020 su fiumi, laghi e falde acquifere in 97 paesi hanno rivelato che il 60% delle acque è di buona qualità, ma che, su 76mila bacini analizzati, solo l’1% si trovava in aree povere. Ciò significa che almeno 3 miliardi di persone si riforniscono da fonti di acqua di cui non si conosce la qualità a causa della mancanza di controlli. Ricordiamo, a tal proposito, che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite e il Consiglio per i diritti umani riconoscono l’accesso equo ad acqua potabile sicura e a servizi igienico-sanitari adeguati come diritti umani distinti. Gli Stati membri delle Nazioni Unite sono tenuti a garantire i diritti umani ad acqua potabile e a impianti igienico-sanitari sicuri attraverso piani di azione e strategie e tramite la protezione delle acque sotterranee e la ricarica degli acquiferi, dato che queste costituiscono una componente essenziale della fornitura di acqua e di servizi igienico-sanitari. Appare chiaro, dunque, come la componente tecnologica possa giocare un ruolo chiave nell’arginare il problema ormai annoso della crisi idrica globale. A tal proposito, Don Bosco 2000 ha intervistato, in un podcast 4 ascoltabile dal 9 novembre 2022, Cristian Carboni, leader del WG Water & Public Health di WaterEurope, progetto avviato dalla Commissione Europea nel 2004 come Piattaforma Tecnologica Europea per l’acqua, poi trasformata, nel 2007, in una piattaforma multistakeholder secondo la legge belga. L’organizzazione – che oggi comprende 237 membri tra multinazionali che vedono l’acqua al centro del proprio modello di business, sviluppatori tecnologici, servizi pubblici, fornitori e PMI, grandi utenti dell’acqua, autorità pubbliche e organizzazioni della società civile – ha l’obiettivo di di impegnarsi per aumentare il coordinamento e la collaborazione, per migliorare le prestazioni dei fornitori di servizi idrici, degli utenti dell’acqua e dei fornitori di tecnologia, in modo sostenibile e inclusivo, per contribuire a risolvere le sfide globali legate all’acqua.