Concludiamo questo numero di agosto dedicato al diritto all’istruzione e alle varie condizioni che, spesso, ne limitano il pieno godimento con una riflessione sul contesto italiano. Come visto, infatti, la povertà educativa è spesso connessa, anche se parzialmente, alla povertà socio-economica delle famiglie di appartenenza, che può generare carenze di tipo relazionale, negligenza genitoriale, trascuratezza educativa o inadeguatezza territoriale.
Secondo i dati ISTAT nell’anno 2021, 1,9 milioni di famiglie italiane versano in condizione di povertà assoluta – a conferma dei massimi storici raggiunti nel 2020 a seguito della pandemia da Covid-19. Di queste, solo il 10% riguarda il Mezzogiorno. L’incidenza della povertà assoluta si attesta al 14,2% (poco meno di 1,4 milioni) fra i minori. All’11,1% fra i giovani di 18-34 anni (1 milione e 86 mila). Come rileva Save the Children nel rapporto “Riscriviamo il Futuro”, già prima della pandemia la povertà educativa in Italia raggiungeva livelli molto alti: il 13,5% dei minori abbandonava gli studi prematuramente e uno su quattro non raggiungeva le competenze minime in matematica, lettura e scienze. Una situazione che si è aggravata considerevolmente con il dilagare della pandemia e le misure di didattica a distanza e che ha colpito in primis i minori che vivono in nuclei familiari svantaggiati da un punto di vista socio-economico, in abitazioni sprovviste di connessione veloce o in ambienti affollati. Soffermandoci sulla regione Sicilia, poi, i dati si fanno ancora più allarmanti. Nel 2019, si attestava al 22,4% la percentuale di giovani che hanno lasciato la scuola senza diploma o qualifica professionale. Le cause, già determinanti prima dell’ondata pandemica, sono da ricondurre essenzialmente alle scarse condizioni del patrimonio edilizio scolastico, la carenza e inefficienza dei trasporti atti a raggiungere le scuole nonché l’assenza di una rete capillare di servizi educativi per la prima infanzia. Quello che l’emergenza legata alla pandemia ha prepotentemente messo sul tavolo, però, è il tema dell’agenda digitale.
Nei mesi di didattica a distanza, infatti, è emerso in modo decisivo il divario tra chi disponeva di mezzi digitali adeguati e chi meno. E parliamo non solo di connessione veloce, ma banalmente della disponibilità, non scontata, di un dispositivo di studio (ipad o pc) per ogni membro della famiglia.
Per quanto riguarda la diffusione della banda larga, emerge che la Sicilia, insieme alla Calabria, sebbene goda di 18,2 punti di vantaggio rispetto alla media nazionale per quanto riguarda la disponibilità di connessioni ultraveloci, mantiene un divario importante tra la potenzialità della rete e la quota di famiglie che vi hanno effettivamente accesso. Il che dipende dai motivi più svariati che possono andare dalle scelte individuali alle difficoltà economiche che limitano la possibilità di usufruirne. Questo breve excursus fa emergere una serie di problematiche la cui risoluzione richiede senz’altro un intervento strutturale sul sistema scuola nazionale. Ma, nella speranza che questo avvenga il prima possibile, è opportuno considerare che la società civile può adottare interventi collaterali utili a contrastare il fenomeno della povertà educativa, o anche solo ad alleggerire, in un ambiente neutro, di integrazione e condivisione, le differenze socio-economiche che gravano su molti minori. È il caso dell’oratorio, l’ambiente che Don Bosco definisce la formazione “dell’onesto cittadino e del buon cristiano”. Nel 2017, il primo censimento degli oratori in Italia ci consegna la fotografia di circa 8mila centri giovanili. Luoghi che supportano l’educazione dei giovani attraverso attività di doposcuola le quali, oltre al classico aiuto nei compiti, integrano anche attività ricreative di socializzazione, sportive e di arti espressive
L’Associazione Don Bosco 2000 trova il suo cardine nell’oratorio salesiano di Piazza Armerina, lo spazio in cui si applica quel “sistema preventivo” tanto caro a Don Bosco, in quanto capace, attraverso proposte educative, di prevenire che il giovane possa cadere in esperienze negative di vario genere. In quest’ottica, il centro giovanile dell’Associazione si fa promotore di decine di iniziative e cooperatore di molte associazioni per il sociale che coinvolgono bambini, ragazzi, giovani e intere famiglie.
Un luogo di uguaglianza in cui potenziare le proprie particolarità, un sistema tanto efficace da essere esportato anche nella savana, in mezzo ai villaggi rurali nella regione di Tambacounda, in Senegal, dove ogni giorno l’oratorio si riempie di centinaia di ragazzi che cantano e ballano nel linguaggio universale della giovane spensieratezza.