Il Paese delle porte aperte: accolti 170mila rifugiati,Poche polemiche, ma tanto impegno.

Poche polemiche, ma tanto impegno, tanta inventiva e tanta fatica. Così moltissime famiglie e realtà del Terzo settore hanno scritto una pagina straordinaria della storia del nostro Paese.

Nel nome dell’accoglienza e dell’inclusione.

traordinaria, enorme, massiccia, spontanea. Bellissima. A tratti caotica e poco governata. È così che potremmo riassume l’accoglienza atti- vata in Italia nei dodici mesi successivi allo scoppio del conflitto in Ucraina. Mai si era vista tanta mobilitazione. Da parte dei singoli citta- dini, delle organizzazioni e anche del Governo, che ha affidato alla Protezione Civile il compito straordinario di cercare solu- zione di accoglienza diverse da aggiungere a consueti Sai (Siste- ma accoglienza integrazione) e Cas (Centri Accoglienza Straor- dinaria). E in questa extra ordinarietà il Terzo settore è stato riconosciuto, per la prima volta (insieme alle famiglie) come protagonista diretto della risposta da dare a chi chiede aiuto.

Draghi: «L’orgoglio del nostro Paese»

In effetti le persone che stavano arrivando erano molte, moltissi- me. Da inizio marzo a metà gennaio del 2023 sono poco più di 170mila gli ucraini entrati in Italia: una marea composta da 124mila adulti e quasi 50mila minori. La maggior parte di loro (156mila) è arrivata nei primi sei mesi, ben 107mila prima del 30 aprile. Di fronte a numeri così importanti, era davvero necessa- rio fare qualcosa di extra-ordinario, e così hanno fatto gli italia- ni «con quel senso di accoglienza che è l’orgoglio del nostro Pae- se», per ricordare le parole dell’allora presidente del Consiglio Mario Draghi.

Subito case aperte e accoglienza in famiglia

Se con la memoria potessimo tornare al febbraio marzo dell’anno scorso ricorderemmo pulmini, macchine private, ca- mion che iniziavano a fare la spola tra le città bombardate e l’Ita lia; centinaia di persone al telefono con le parrocchie, le associa zioni, le ong, l’ambasciata ucraina o il consolato per dare una mano. Famiglie e singoli che non avevano mai immaginato di intraprendere un percorso simile, all’improvviso (e senza passa- re dalle associazioni specializzate) hanno messo a disposizione appartamenti e case di proprietà e hanno accolto, talvolta nel giro di una manciata di giorni, madri con figli (e nonne) in fuga dai bombardamenti. Alla famiglia Frassinelli, una delle prime in Italia ad aver spalancato la propria casa, è bastata una mail al Consolato Generale d’Ucraina a Milano per accogliere, in appe- na 24 ore, quattro persone. Dush (doccia); voda (acqua); yixha

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