IL TURISMO SESSUALE MINORILE, QUELLE VACANZE CHE PER 3 MILIONI DI BAMBINI AL MONDO DIVENTANO RAPPRESENTANO UN INCUBO
Il turismo sessuale minorile coinvolge circa due milioni di bambini, bambine e adolescenti in tutto il mondo. Un giro d’affari multimiliardario interno al settore globale del turismo a scopo sessuale, di fatto una forma di prostituzione minorile nell’ambito della più ampia questione dello sfruttamento sessuale minorile a fini commerciali. Sono 3 milioni nel mondo le persone che viaggiano ogni anno per compiere questo atto selvaggio e inumano.
Secondo i dati emersi dal rapporto di End Child Prostituition in Asian Tourism (Ecpat), che ha raccolto i dati tra il 2015 e il 2016, oltre al giro d’affari imponente, secondo solo a quelli di armi e droga, un altro dato preoccupante riguarda i pedofili. Questi, che hanno un target molto profilato (under 12 o addirittura 9) e sono i più consapevoli di ciò che stanno facendo, sono il 5 per cento. Il restante 35% è costituito da clienti abituali, mentre quelli occasionali sono ben il 65%. E c’è di più: gli autori di questi delitti, nella maggior parte dei casi non sanno che quello che stanno commettendo è un reato, tanto in Italia e quanto all’estero.
Di fatto, a livello internazionale, il turismo sessuale minorile non è ancora considerato un crimine contro l’umanità. Per ora l’unica definizione di «sfruttamento sessuale e commerciale dei minori» è stata formulata durante il Primo Congresso Mondiale sul tema che si è svolto a Stoccolma nel 1996. Nella Dichiarazione e Agenda per l’Azione si parla di “una violazione fondamentale dei diritti dei bambini che comprende l’abuso sessuale da parte dell’adulto e una retribuzione, in beni o in denaro, del minore e/o di terzi. Il bambino viene trattato sia come oggetto sessuale sia come oggetto commerciale. Lo sfruttamento sessuale dei minori a fini commerciali rappresenta una forma di coercizione e violenza esercitate nei confronti dei bambini ed equivale ai lavori forzati e a una forma di schiavitù contemporanea”.
Sempre secondo lo studio di Ecpat, i principali paesi di destinazione sono Brasile, Repubblica Dominicana, Colombia, oltre a Thailandia e Cambogia. A questi poi, ultimamente, si sono aggiunte anche nuove mete: alcuni paesi dell’Africa e dell’Est Europa.
Tra questi anche il Gambia che, dagli anni Novanta, è diventato una delle mete preferita dell’Africa occidentale per donne europee alla ricerca di esperienze sessuali con giovani africani, talvolta minorenni. Il fenomeno del turismo sessuale in Gambia sembra avere radici storiche legate al colonialismo e alla dipendenza dal Regno Unito. Il Gambia è stato infatti un Paese al centro della tratta degli schiavi e per molti anni la popolazione locale ha vissuto un periodo buio, segnato dalla supremazia bianca, dal razzismo e dallo sfruttamento.
Negli anni post-indipendenza agenzie di viaggio internazionali del Regno Unito hanno iniziato a introdurre pacchetti turistici a basso costo in questo piccolo Paese dell’Africa occidentale. Dopo oltre trent’anni di viaggi di donne di mezza età arrivate con l’intento di fare turismo sessuale, si sono “istituzionalizzate” figure che di questa opportunità ne hanno fatto un lavoro. Si tratta dei cosiddetti “bumsters”, giovani uomini gambiani impoveriti che si concedono a donne occidentali in cambio di regali, denaro oppure nella speranza di ottenere un visto per un Paese più ricco. Alcuni stabiliscono le proprie relazioni online, mentre altri frequentano le spiagge della costa affollate di turisti occidentali provenienti da Regno Unito, Olanda, Svezia e Germania. Il fenomeno del turismo sessuale in Gambia è particolarmente diffuso nell’area del Senegambia, la striscia di terra che al confine tra Senegal e Gambia piena di hotel di lusso e diventata oggi un punto di ritrovo per pensionati e pensionate europei soli alla ricerca di piacere sessuale.
E il fenomeno si è esteso drammaticamente anche nei confronti dei bambini. Secondo un’inchiesta del giornale britannico The Sun, bambine e bambini ancora piccolissimi vengono venduti a pedofili di mezz’età europei. Molto speso ciò avviene con il consenso dei genitori che, a causa dell’estrema povertà, si vedono obbligati a lasciare i propri figli in mano di uomini e donne occidentali le proprie creature in cambio di 150 dalasi, l’equivalente di circa due sterline.
Associazione Don Bosco 2000 è presente in Gambia dal 2018, nel villaggio di Kekuta Kunda, dove ha iniziato a porre le basi per il progetto di cooperazione circolare, già attivo a Tambacounda, in Senegal, dal 2016. Come nei villaggi senegalesi, infatti, anche in Gambia è stato avviato il progetto di start-up agricola, con la realizzazione dell’orto per creare opportunità lavorative ai giovani del villaggio, fermare la migrazione forzata, e offrire alternative alle famiglie che non siano più lesive della propria dignità e di quella dei propri figli.
[1] https://www.osservatoriodiritti.it/2018/03/27/turismo-sessuale-minorile-nel-mondo-italia-ecpat/