INFANZIE INTERROTTE: IL DIRITTO (NEGATO) ALL’ISTRUZIONE NELLE ZONE DI GUERRA

Il diritto all’istruzione è un diritto umano fondamentale. È sancito a chiare lettere all’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ribadito dagli articoli 13 e 14 del Patto sui Diritti Economici, Sociali e Culturali che ne affermano l’universalità e pongono l’accento sulla necessità per gli Stati di istituire una scuola primaria obbligatoria e gratuita, nonché riaffermato dall’articolo 28 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Testo, quest’ultimo, che per la prima volta chiede agli Stati di garantire piani di orientamento formativo per tutti e misure atte a limitare l’abbandono scolastico.

Se gli strumenti giuridici a livello internazionale non mancano, tuttavia, la fotografia che, nel 2019, Unicef ha rivelato appare tutt’altro che rassicurante: più di 175 milioni di bambini nel mondo non sono iscritti alla scuola dell’infanzia. Tra le cause principali, oltre alla povertà e allo scarso sviluppo delle infrastrutture – di cui abbiamo discusso nel precedente articolo – i conflitti armati giocano un ruolo fondamentale. Come riportato da Save the Children, infatti, in molti conflitti armati, le scuole e le strutture educative sono utilizzate dalle forze combattenti, incluse le forze governative, come una base per combattere o per reclutare i bambini. Il che produce inevitabilmente una riduzione della frequenza scolastica, alti tassi di abbandono, scarsa qualità dell’istruzione, condizioni delle strutture bassissime e il sequestro dei minori. Le cause degli attacchi sono le più disparate, in Stati come Afghanistan, Burkina Faso, Cameroon, Nigeria, Niger, Mali e Myanmar, nel corso del biennio 2020-2021 gli istituti scolastici e universitari sono stati oggetto di attacchi mirati quali simbolo di un’ideologia contrastante. In altri Paesi, come la Colombia, gli insegnanti sono presi di mira per la loro partecipazione ad associazioni, mentre nelle Filippine le motivazioni sono di natura etnica o politica. Quando le scuole vengono usate come seggio elettorale – è il caso della Repubblica Centrafricana, del Pakistan, dell’India e dell’Iran – l’obiettivo è danneggiare il processo elettorale.

I numeri già esorbitanti a livello mondiale sono saliti in maniera esponenziale con lo scoppiare della guerra in Ucraina. A giugno 2022, secondo quanto riportato dal Ministro dell’istruzione e della scienza ucraino, sono state distrutte 180 scuole, e 1708 danneggiate. Dall’inizio del 2022, riporta Save the Children, la guerra ha interrotto l’istruzione di tutti i 7,5 milioni di bambini che vivevano in Ucraina. Un sistema educativo già provato dagli otto anni di conflitto nella parte orientale del Paese, ora completamente distrutto. Con riferimento agli ingressi di profughi ucraini in Italia, i dati pubblicati e regolarmente aggiornati dalla Protezione Civile hanno registrato, ad oggi, l’arrivo di 156.739 persone, di cui 46.310 minori. Bambini e ragazzi che hanno forzatamente interrotto un percorso educativo nel proprio Paese e che, nonostante le difficoltà oggettive, hanno il diritto di essere reinseriti in un contesto scolastico quanto più accogliente possibile. Al 13 giugno 2022, secondo i numeri resi pubblici dal MIUR, 27.506 minori ucraini sono stati accolti dalle scuole italiane, così suddivisi: 6.148 nelle scuole dell’infanzia, 12.713 nelle scuole primarie, 6.086 nelle scuole secondarie di primo grado e 2.559 nelle secondarie di secondo grado. L’emergenza ha avuto, dunque, un impatto notevole sull’organizzazione didattica nelle scuole italiane che, chi più rapidamente chi meno, hanno previsto sia attività educative con i nuovi compagni di classe, sia momenti di studio individuali o in piccoli gruppi. Fondamentale è il supporto di mediatori linguistici e culturali, figure purtroppo non disponibili in tutte le strutture.  

L’Associazione Don Bosco 2000, allo scoppiare della guerra in Ucraina, si è mobilitata per l’accoglienza dei profughi, attualmente distribuiti nei centri di Barrafranca (14 persone) e Aidone (24 persone). In tale contesto, l’Associazione ha contribuito all’inserimento scolastico degli otto minori parte dei nuclei familiari ospitati nei centri di accoglienza di Aidone, tratti in salvo al confine con la Polonia. Una bimba è entrata all’asilo nido, tre bambini sono stati inseriti nella scuola dell’infanzia, due nella scuola secondaria di primo grado e una bambina nella scuola primaria. Inoltre, in collaborazione con il Gruppo Cultura della Caritas, si è reso disponibile un corso di insegnamento della lingua italiana presso il CAS di Aidone. A Barrafranca, da settembre due bambine inizieranno la scuola elementare, due le medie e una bimba inizierà la dell’infanzia. E c’è anche spazio per i sogni: la piccola Polina è stata inserita in un corso di danza presso la scuola New Starlight di Aidone. Un assaggio di normalità sulle note di un nuovo inizio.