Il diritto al gioco è sancito all’articolo 31 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza delle Nazioni Unite, che, al par. 1, riporta: “Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica”. Il gioco è un diritto perché detiene una funzione centrale nello sviluppo cognitivo, sociale, emotivo, creativo e motorio del bambino.
I bambini devono fare i bambini. Un’ovvietà. Eppure in molte zone del mondo, ma anche in diverse aree del nostro Paese, ciò che sembra banale necessita ancora di essere rivendicato.
La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ha istituito un Comitato sui diritti dell’infanzia, organo indipendente il cui compito è di esaminare i progressi compiuti dagli Stati nell’attuazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti nel proprio territorio e di proporre misure di miglioramento. In questo articolo ci soffermeremo brevemente sulle Osservazioni del Comitato rivolte allo stato di attuazione della Convenzione in Italia, pubblicate nel 2019. Con specifico riferimento all’art.31, il Comitato si è definito preoccupato per lo scarso riconoscimento gioco e delle attività ricreative nella vita dei bambini, che ha come conseguenza la mancanza di investimenti adeguati, una legislazione di protezione debole o inesistente e l’invisibilità dei soggetti (bambini e adolescenti) nella pianificazione a livello nazionale e locale. In generale gli investimenti, quando avvengono, sono rivolti al finanziamento di attività strutturate e organizzate. Altrettanto importante, inoltre, è la necessità di definire tempi e spazi per il gioco spontaneo, la ricreazione e la creatività, nonché per la promozione di un ambiente sociale che sostenga e incoraggi tali attività.
Particolarmente problematica, poi, è la difficoltà rilevata da specifiche categorie di bambini nelle attività di svago, e anche per la tutela di quelle condizioni di uguaglianza rispetto ai diritti definiti dall’articolo 31, specialmente per le bambine, i bambini poveri, i disabili, i bambini indigeni, quelli appartenenti a minoranze.
A livello globale, il Comitato evidenzia come la popolazione urbana, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, sia in forte aumento, così come la presenza della violenza a livello mondiale in tutte le sue forme che si manifestano in casa, nelle scuole, attraverso i mass media e nelle strade, con implicazioni che, insieme alla commercializzazione dei materiali di gioco, influenzano le modalità di coinvolgimento dei bambini nelle attività ricreative, culturali ed artistiche. Per molti di loro, sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, il lavoro minorile, il lavoro domestico o le crescenti esigenze in campo educativo, contribuiscono a ridurre il tempo a disposizione per usufruire di questi diritti.
Tornando sul caso italiano, il tema del lavoro minorile è cruciale. Molto diffuso, sebbene ancora profondamente sommerso. Ad aprile 2023, Save the Children[1] ha stimato che in Italia 336 mila minorenni tra i 7 e i 15 anni abbiano avuto esperienze di lavoro, quasi 1 minore su 15. Tra i 14-15enni che dichiarano di svolgere o aver svolto un’attività, il 27,8% ha svolto lavori particolarmente dannosi per i percorsi educativi e per il benessere psicofisico, perché percepiti dagli stessi intervistati come pericolosi, perché svolti in orari notturni o perché svolti in maniera continuativa durante il periodo scolastico.
Le problematiche descritte finora, che verranno analizzate nello specifico nei prossimi numeri di Migrazioni devono essere affrontate con urgenza, e non più minimizzate, attraverso la creazione di alternative adeguate che riportino i bambini a fruire pienamente della propria infanzia.
Associazione Don Bosco 2000 si sta preparando per l’apertura del Grest estivo a Piazza Armerina (Enna) che riunirà circa 150 bambini e 50 adolescenti. Uno spazio ricreativo che segna l’arrivo di un percorso durato un intero anno, grazie alla partecipazione degli stessi giovani che hanno scelto di contribuire all’organizzazione delle attività. Tra loro, anche animatori che provengono dalle famiglie migranti ospiti dei vari centri gestiti dall’Associazione.
In contemporanea, dal 12 al 19 giugno, prenderà il via il cultural camp di Romaland – un parco tematico sull’antica Roma dedicato alle scuole e alle famiglie, aperto nel 2006 e situato a soli 300 mt dalla Villa Romana del Casale, patrimonio dell’Unesco – che prevede almeno un centinaio di presenze.
[1] https://www.savethechildren.it/blog-notizie/lavoro-minorile-in-italia-un-fenomeno-diffuso-ma-invisibile