Il lavoro è per i rifugiati il principale strumento per integrarsi con successo nella società d’accoglienza, un mezzo fondamentale per rendersi indipendenti e contribuire all’economia dei paesi che li accolgono. Il lavoro e la formazione restituiscono, inoltre, dignità ed autostima a chi è stato costretto ad abbandonare il proprio paese a causa di guerre, violazioni dei diritti umani e persecuzioni ed ha scelto di ricominciare una nuova vita in Italia.
Il Global Compact sui rifugiati chiama il mondo delle aziende a svolgere un ruolo attivo nella gestione della crisi umanitaria dei rifugiati. Il settore privato in generale e le singole aziende in particolare, possono svolgere un ruolo cruciale nell’integrazione dei rifugiati nella nostra società, adottando strategie di inclusione e di valorizzazione della diversità nei confronti di rifugiati e richiedenti asilo i cui profili corrispondano alle esigenze delle aziende stesse. È sempre più necessaria la collaborazione delle imprese con i diversi attori istituzionali e non che si occupano dell’accoglienza dei beneficiari di protezione internazionale al fine di rendere possibile la realizzazione di percorsi di
integrazione condivisi e partecipativi. Le attività mirate all’inclusione dei rifugiati possono rappresentare un nuovo orizzonte nelle politiche di Diversity and Inclusion (D&I) e di responsabilità sociale delle aziende ed i rifugiati, con le loro competenze, possono rappresentare una risorsa per le nostre economie. Tra i rifugiati presenti in Italia aumenta la percentuale di quanti hanno elevati livelli di istruzione e importanti esperienze professionali pregresse che ben rispondono alle esigenze delle aziende che affrontano oggi due grandi sfide la big resignation e il mismatching del mercato del lavoro.
Data l’importanza di questi temi e del positivo impatto sociale che l’integrazione lavorativa ha sia sui migranti sia sul tessuto sociale circostante, l’Agenzia ONU per i rifugiati (ONU) ha istituito nel 2017 il progetto Welcome – Working for Refugees Integration, sostenuto dal Ministero del Lavoro, da Confindustria e da Global Compact Network Italia, per favorire l’integrazione delle persone rifugiate nel mercato del lavoro promuovendo il più ampio coinvolgimento del settore privato in collaborazione con le istituzioni e con le organizzazioni della società civile, rivolgendosi quindi a tutti gli attori del mondo del lavoro. Le imprese che partecipano al progetto aiutano l’UNHCR a perseguire l’obiettivo di un modello di società inclusiva, che si adopera per prevenire e combattere xenofobia e razzismo nei confronti di chi è stato costretto ad abbandonare il proprio paese a causa di guerre, conflitti e persecuzioni.
Le aziende premiate, il 26 giugno scorso a Roma, per il 2022 sono 167, in crescita rispetto all’anno precedente (erano 107), con una presenza allargata sul territorio nazionale (17 regioni nel 2022 vs 13 nel 2021). In aumento anche il numero delle grandi aziende coinvolte (58 vs 35 nella scorsa edizione). Passando agli occupati, oltre a una crescita in valore assoluto (9.300 vs 6.900), va rilevato un incremento significativo della percentuale di donne inserite, che salgono dal 10% al 18%. Per quanto riguarda la tipologia di inquadramento professionale, il 93% delle persone assunte ha ottenuto un contratto a tempo determinato, mentre crescono dal 3% al 5% i contratti a tempo indeterminato. Dal punto di vista anagrafico, il 76% delle persone ha un’età compresa tra i 18 e i 35 anni. Nigeria e Pakistan si confermano i Paesi di provenienza prevalenti, mentre sono circa 400 i rifugiati ucraini inseriti. Tra i settori delle aziende premiate, al primo posto troviamo “alloggio e ristorazione” con il 23% (vs 16% del 2021), davanti a “attività manifatturiere” al 22%, mentre sale al 7% quello delle costruzioni. Tra i fattori che hanno determinato l’assunzione dei rifugiati, al primo posto per il 25% delle aziende c’è la scelta di un “maggiore impegno verso la comunità e verso i soggetti svantaggiati”. Il 10% delle aziende ha invece scelto di occupare i rifugiati per le loro competenze tecniche (4%) e trasversali (6%), mentre il 4% segnala “l’indisponibilità di giovani italiani per le mansioni ricercate”.
Tra le aziende premiate, anche Associazione Don Bosco 2000, come ente promotore, insieme a D.A.S. Cooperativa sociale, come azienda ospitante, che ha attivato negli anni centinaia di tirocini formativi e project work a favore dei beneficiari dei progetti di accoglienza – oggi 13 in Sicilia – contribuendo in maniera essenziale alla loro autonomia e alla loro stanzialità sul territorio. “Grazie al lavoro, in molti hanno potuto prendere casa con le loro famiglie”, ha dichiarato Roberta La Cara, direttrice Ricerca e Sviluppo di Associazione Don Bosco 2000, “decine di famiglie si sono fermate da noi, nell’entroterra siciliano, non in insediamenti fatiscenti come spesso accade nelle grandi città, ma in abitazioni dei centri urbani. All’interno di comunità diffuse sul territorio, hanno contribuito a cambiare il volto antropologico delle piccole città, in un melting pot che è fonte di crescita e sviluppo”
[1] Fonte: Unhcr