Il conflitto in Ucraina sta giustamente catalizzando l’attenzione dei media e della popolazione mondiale.
Migliaia di persone si trovano in condizioni estreme, costrette a fronteggiare il freddo senza gli
approvvigionamenti necessari e i risvolti sociali, politici ed economici sono estremamente preoccupanti.
Ricordiamo, però, che nel mondo solo nell’ultimo anno si sono registrati 48.124 episodi tra
bombardamenti e attacchi a distanza, nel corso dei quali sono morte 31.207 persone. Solo nella
settimana tra il 26 novembre 2022 e il 2 dicembre 2022, si sono registrate nel mondo 489 battaglie,
1060 esplosioni, 424 casi di violenza contro civili, 153 casi di violenza di massa, 2167 proteste, 107
dimostrazioni violente.
Oltre all’Ucraina – che nell’ultimo anno ha registrato 31.722 eventi di violenza con la morte conseguente di 24.226 persone – diversi sono i Paesi colpiti da guerre e lotte interne che hanno devastato e continuano e indebolire il tessuto sociale. In Siria (10.493 eventi nell’ultimo anno), la crisi perdura ormai da undici anni: il conflitto ha provocato centinaia di migliaia di morti, sfollamenti di massa e distruzione di infrastrutture civili. La forte recessione dell’economia siriana, la svalutazione, l’aumento dei prezzi, il tasso di disoccupazione elevato hanno portato ad un grande aumento
dell’insicurezza alimentare, che ad agosto 2021, secondo i dati riportati da Save the Children, colpiva
12.8 milioni di persone. In Myanmar (9529 eventi) la guerra civile scoppiata nel febbraio 2021 ha
provocato più di 11mila morti e 150mila sfollati nei primi sei mesi, a seguito di 668 attacchi delle forze armate contro i civili negli stati Karen e Karenni, nel sud-est del Paese. Il conflitto in Yemen, che ha avuto inizio il 26 marzo 2015, ha ridotto alla fame 17,4 milioni di persone, un numero esorbitante che potrebbe salire a 19 milioni entro la fine dell’anno. In 7 anni di conflitto tra la coalizione governativa appoggiata dall’Arabia Saudita e i ribelli Houthi filo-iraniani oltre 24.600
attacchi aerei hanno distrutto il 40% delle abitazioni nelle città, causando più di 14.500 vittime civili dal 2017. Spostandoci in Africa, in Mali (1324 episodi di violenza nell’ultimo anno) la situazione è
particolarmente instabile nella regione di Ségou, nel Mali centrale, a causa di scontri tra milizie della
comunità locale e il gruppo di autodifesa dei cacciatori di Donso, da un lato, e jihadisti dall’altro.
Dai dati Unhcr il numero di sfollati maliani interni ha superato i 400.000 alla fine di settembre 2021.
Nella Repubblica Democratica del Congo (3206 eventi violenti nell’ultimo anno) le province
maggiormente colpite sono l’Ituri, il Nord Kivu, il Sud Kivu e il Tanganica, dove intere famiglie sono
state uccise a colpi di machete, centri sanitari e scuole sono stati saccheggiati e interi villaggi dati
alle fiamme. I dati delle Nazioni Unite parlano, allo stato attuale, di 5,2 milioni di sfollati nella
Repubblica democratica del Congo, di cui 3 milioni sono bambini. In Etiopia (1300 eventi violenti nel corso dell’ultimo anno) il conflitto tra il governo etiope e i combattenti affiliati al Fronte popolare di
liberazione del Tigray è iniziato nel novembre 2020 e si è diffuso dal luglio 2021 in altre regioni
dell’Etiopia settentrionale. Le organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato una campagna di
pulizia etnica, con massacri, esecuzioni extragiudiziali, violenze sessuali e arresti arbitrari da parte delle forze governative, delle milizie alleate e delle forze armate eritree alleate con quelle dell’Etiopia. Il 2 dicembre 2021 l’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) ha
dichiarato che dall’inizio del conflitto il numero dei tigrini sfollati era arrivato a un milione e 200.000.
Un rapporto Onu del 9 dicembre scorso ha riferito che tra il 25 novembre e il 1° dicembre vi sono
stati più di 10.000 nuovi sfollati. Circa 1,7 milioni di bambini in tutto il Tigray sono stati privati
dell’istruzione in questi due anni. Sempre più preoccupante, poi, la situazione in Nigeria (3601 episodi nell’ultimo anno) dove, in concomitanza con le nuove elezioni, si registra un incremento di episodi violenti che vedono coinvolti membri e sostenitori dei partiti.
E questi sono solo alcuni dei tanti Paesi in cui gli episodi di violenza, anche nei confronti di civili, famiglie, donne
e bambini, sono all’ordine del giorno. L’Associazione Don Bosco 2000 sostiene attivamente e opera per una
cultura di pace in Italia e nel mondo, perché le vittime innocenti non siano abbandonate