Turchia, la terra trema ancora mentre i morti aumentano

La conta ha superato quota 49 mila. Scossa di magnitudo 4.8 registrata nella provincia di Bolu

Una nuova scossa di terremoto colpisce la Turchia mentre sale, ancora, il bilancio delle vittime del tragico evento avvenuto lo scorso 6 febbraio.

Alle 11.55 (ora italiana) è stata registrata una scossa di magnitudo 4.8 nella provincia di Bolu, a 13 chilometri dall’omologo capoluogo e a 250 chilometri a est di Istanbul, a una profondità di 10 km nel sobborgo di Kyzylagyl. Lo ha riferito l’Afad, l’Agenzia turca responsabile per la gestione delle calamità.

Intervenendo al vertice dell’Organizzazione degli Stati turchi ad Ankara, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha fornito l’ultimo bilancio con oltre 49 mila morti e più di 115.000 feriti. «11 province hanno subito danni senza precedenti. Mentre 14 milioni dei nostri cittadini sono stati colpiti direttamente, più di 49mila cittadini sono stati uccisi, più di 115mila sono rimasti feriti – ha detto. – Il governo sanerà le ferite causate dal terremoto il prima possibile. Abbiamo in programma di costruire un totale di 610.000 case e consegnarle ai legittimi proprietari», ha promesso.

Per i sopravvissuti la situazione non è facile, dopo aver pianto morti e distruzione, infatti, i rifugiati nelle tendopoli sono alla mercé di violenti nubifragi, che avrebbero causato altri 14 morti.

In Siria, come riferiscono i volontari di Associazione Don Bosco 2000, “i campi profughi sono completamente allagati, intere famiglie e bambini non hanno più un luogo in cui ripararsi. I siriani dopo il terremoto sono diventati gli ultimi degli ultimi. In quelle tende si respira disperazione, ci sono nuclei familiari allo sbando. Alcuni cercano di condurre una vita normale, lavano la biancheria, c’è chi legge, sono anime che camminano, eppure quando arrivavamo con il materiale sembravano riprendere vita, gioivano, i bambini si illuminavano“.

Una situazione che richiede l’intervento dell’intera comunità internazionale.

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